Nel 1969 la Gescal (Gestione per le Case dei Lavoratori) varò un programma di finanziamenti per la realizzazione a Roma di interventi di edilizia residenziale pubblica di grandi dimensioni. Il Laurentino, con 5500 alloggi per 32000 abitanti su un'area di 160 ettari, fu uno dei più grandi quartieri realizzati. Qui oltre a finanziamenti Gescal furono previsti anche interventi del movimento cooperativo, il che portò a 3000 gli alloggi. Il progetto fu ultimato nel 1973 e approvato dal Consiglio Comunale nel 1974. L'obiettivo era quello di far convivere omogeneamente interventi di enti diversi, IACP e Cooperative. Il progetto lasciava una certa libertà nella progettazione dei singoli edifici, mentre stabiliva in modo indiscutibile il disegno delle infrastrutture e di alcuni nodi importanti come i ponti. Lo schema era impostato su un anello viario di 4 km, ad una quota più bassa di circa 4 m rispetto al livello pedonale del quartiere. Ogni unità residenziale doveva essere composta da 6 edifici residenziali ed un edificio-ponte che doveva essere destinato ad uffici e negozi. Veniva lasciato alle Cooperative il settore compreso tra l'anello viario e la Via laurentina. Il progetto prevedeva già spazi verdi, campi da gioco e scuole. Così come comprendeva la stazione della Metropolitana in corrispondenza dell'incrocio con la via Laurentina. Nel 1976, nel settore sud-ovest, si rinvenne un abitato preromano e una necropoli. L'area venne vincolata come parco archeologico e fu elaborata una variante di progetto. Il quartiere fu completato nel 1984 e le attrezzature collettive furono realizzate negli anni successivi, ma gli enti coinvolti nella sua costruzione non si preoccuparono mai di attivarne i servizi e per molti ani il quartire fu abbandonato a se stesso.
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